Il 2020 sarà tristemente ricordato per l'inizio della pandemia, certo, ma non solo. Lo scorso anno ha stabilito nuovi record - negativi - in vari campi, dal riscaldamento degli oceani alle catastrofi naturali. Quali sono, allora, le speranze per il futuro prossimo?
Più emissioni di CO2, innalzamento della temperatura media, riscaldamento degli oceani, scioglimento dei ghiacci perenni, un numero raramente registrato di catastrofi naturali - tra tempeste tropicali e incendi: al di là della pandemia, il 2020 non è certo stato un anno che ricorderemo con piacere.
Sebbene, infatti, quello del cambiamento climatico sia un tema sentito ormai da molti anni, il Copernicus Climate Change Service (C3S) conferma che proprio negli ultimi 12 mesi sono state registrate le temperature più alte degli ultimi anni. Un trend cominciato nel 2011, inaugurando il decennio più caldo, con un'impennata delle temperature dal 2015 a oggi.
Le emissioni di CO2 sono cresciute, nonostante i lockdown
Per un attimo, nella serie di conseguenze negative portate dal COVID19, ci è sembrato di scorgere una luce di speranza. La pandemia ha, in effetti, ridotto la quantità di emissioni di CO2 durante la maggior parte del 2020: ricordiamo tutti le immagini da satellite con cui si poteva scorgere un netto miglioramento della qualità dell'aria. Ricordiamo i delfini a Venezia e le altre manifestazioni di quella che abbiamo interpretato come la volontà della natura di "riprendersi i suoi spazi".
Eppure, quel calo non ha avuto altro che effetti blandi. In pratica, l'aumento della concentrazione di CO2 nell'atmosfera è semplicemente rallentato rispetto al 2019. Non esattamente un motivo per festeggiare.
Le conseguenze, dall'Artico all'Australia
L'innalzamento della temperatura globale e il progressivo sconvolgimento degli ecosistemi terrestri hanno causato conseguenze ben visibili. Lifegate riporta che il 2020 può vantare:
- il record di tempeste tropicali nel Nord Atlantico
- un alto numero di incendi nell'area siberiana - sì, l'area più a Nord del pianeta - con conseguente liberazione di una quantità esorbitante di CO2
- l'estensione di ghiaccio marino artico più bassa mai registrata nel periodo luglio-ottobre
- i grandi incendi in Australia, che hanno portato alla distruzione di quasi 85.000 km2 di foreste.
Se questo è, ormai, il passato, cosa ci aspetta invece il futuro?
Speranze per il futuro?
Il 2020 ci ha tolto molto, ma non le speranze per il futuro. La ricerca continua, la consapevolezza a livello globale cresce giorno per giorno, le mobilitazioni aumentano, le proteste anche. Se, ancora, il climate change è lungi dall'essere fermato, ciò non toglie che gli interventi per frenarlo si moltiplichino a vista d'occhio.
Tutti possono fare la differenza. L'abbiamo dimostrato anche noi di Tubus System, portando la rivoluzione tecnologica in un settore che poteva apparire poco importante a fini ambientali: quello del risanamento degli impianti di scarico.
Invece, con l'utilizzo di una plastica atossica, riciclabile e durevole fino a 50 anni, evitiamo ogni volta la produzione di tonnellate di rifiuti, andando ad azzerare l'impatto ambientale di un'attività tanto sconosciuta quanto comune e assolutamente necessaria.